Un cappello val bene una messa

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Desidero ora illustrare le ragioni che mi spingono a  tornare in  Chiesa – dopo oltre un decennio di latitanza- per assistere alla tradizionale messa della domenica.

 

Da brava borghese ho subito per tutta la mia infanzia, con astio sempre crescente, il rito domenicale condito da canzoncine più o meno demenziali,  finchè non ho raggiunto l’età sindacale per la ribellione.

 

La presenza di prelati in famiglia non faceva che alimentare il mio odio, perché ogni ricorrenza era buona per una Santa Messa con tutti i crismi.

 

Quindi, un po’ alla volta per non dare troppo nell’occhio, ho abbandonato del tutto le mie frequentazioni liturgiche, e alla Chiesa non ho più pensato se non per darle contro.

 

 

 

Ultimamente, sono impegnata in una ristrutturazione profonda di me stessa (Pollyanna goes to Hollywood, 17 maggio). Lo scopo, ovviamente è la Felicità, il Sommo Bene, chiamalo come ti pare. La mia ricetta è sempre la solita: basta volerlo. Faccio quello che mi rende felice. Un blog, un weekend a Parigi, un servizio fotografico. Piccole cose, per carità, forse inezie, però lo trovo meglio che stare a ad ammazzarsi di seghe (mentali, of course). Secondo me funziona.

 

 

 

Com’è noto, adoro le mise da giorno un po’ retrò e se posso sfoggiare un cappello – pillowbox, con la veletta oppure a tesa larga- sfioro lo stato di beatitudine.

 

E dove si può sfoggiare un abito da giorno vintage -appunto guanti e cappello- alle 11 di mattina, se non si è Sua Maestà Elisabetta II?

 

Dio salvi la regina:la chiesa è il posto perfetto.

 

Oltretutto, ultimamente sto facendo una vita da cardiopalma – ristrutturazioni, trasloco, lavoro uscite e quel che ne consegue – e di sicuro un’oretta di simil-mantra alla settimana male non può fare: sono un lusso mica da poco 60 minuti da dedicare a se stessi. Ed è più economico di una seduta di yoga.

 

 

 

O forse, mi sto solo santificando per osmosi. (See And be Seen, 21 agosto)

 

 

Questo articolo ha 9 commenti

  1. Fhenice

    >Fammi capire, vai a messa, per sfoggiare capello e guanti? Secondo me potresti farlo anche all ippodromo.

  2. DowntownDoll

    >Ma la messa è più comoda, più facile e più rilassante.

    Comunque lancio un appello per ricevere inviti alle corse.

  3. Fhenice

    >ahahahah che ruffiana! 🙂

  4. anonimo

    >Sweetie, where I live it's customary to wear hats for weddings and races. Why don't you move here?

    PawnHeart

  5. tambas

    >Io non ho mai capito una cosa: ma perchè in chiesa, le Signore possono tenersi i cappelli e i maschietti no? C'è un significato ecumenico dietro, o semplice bon ton? MAH!

    Simpa il post 🙂

  6. Keinelust

    >Avendo la necessità di proteggere la testa dal freddo, dalla pioggia, dai raggi del sole, fin dall'antichità la gente si é servita di cappucci, veli, cuffie, berretti, turbanti di ogni foggia. Solamente verso la metà dell'Quattrocento fece la sua comparsa il cappello, cioé il copricapo di feltro caratterizzato da una visiera, chiamata anche falda o ala. Pare che il primo ad indossarne uno fu Carlo VIII, che lo sfoggiò in occasione della sua visita a Roma.

    Il Settecento fu il secolo d'oro del cappello. A quel tempo il re Luigi XV lanciò la moda del tricorno, che diventò il copricapo ufficiale delle divise militari di diversi eserciti. Le signore veneziane trovarono così elegante e civettuolo il cappello a tre punte che lo adottarono, portandolo sopra le parrucche incipriate e la maschera o bauta, sotto al quale nascondevano parte del viso. Le nobildonne francesi e inglesi amavano anche i grandi cappelli ornati di piume e, per puro divertimento, giunsero ad indossare cappellini adornati con uccelli imbalsamati, civetteria che oggi sarebbe giudicata di pessimo gusto. Nel 1806 Arrington, un famoso cappellaio di Londra, creò il cilindro che col tempo diventò uno dei simboli della città.

    La moda dell'Ottocento e del Novecento diede grande risalto a questo capo di abbigliamento, creando per le donne modelli eleganti, deliziosi, sofisticati o sportivi, adatti a ogni occasione. Anche oggi, davanti alla grande varietà di modelli, c'é solo l'imbarazzo della scelta e basta indossare un cappello un po' originale per sentirsi nei panni di un personaggio immaginario e aver voglia di giocare al teatro.

  7. DowntownDoll

    >Per la serie, sul bon ton nun me provocate….

    Levarsi il cappello, Fare tanto di cappello, ovvero: rendere omaggio, considerare con rispetto. L'origine della consuetudine di togliere il cappello in segno di omaggio risale all'antichità, quando ancora non esistevano i cappelli, e il vinto consegnava i suoi vestiti al vincitore. Di questo gesto di sottomissione è rimasto soltanto il gesto abbreviato, il puro atto simbolico. Scoprirsi il capo è dunque segno di devozione e di rispetto profondi. L'uomo, incontrando per strada una persona di riguardo o una signora, accennando un saluto inclina il busto e solleva leggermente il cappello. A questo saluto formale le signore rispondono con un semplice sorriso.

    Fermandosi a parlare, l'uomo si toglie il cappello, rimanendo a capo scoperto fino a quando l'altra persona non lo solleciti a coprirsi.

    Si racconta di Edoardo VII d'Inghilterra, recatosi a visitare la famosa attrice Sarah Bernhard si presentò senza curarsi di togliersi il cappello. Fu ripreso dalla Bernhard, la quale guardandolo fisso disse: «Altezza, si usa tenere la corona in testa, ma non il cappello!»

    PS: la donna non tolgie mai il cappello, a meno che:

    1. non entri in casa

    2. non si trovi a teatro/opera e le dimensioni del copricapo siano tali da sotacolare la visione a chi sta seduto dietro

  8. Fezensac

    >Basta. Ho trovato la donna della mia vita. Quella che ha capito tutto. Pensa che per anni sono andato alla messa di Natale (rito episcopaliano, naturalmente) a St. Bartholomew a New York per l'indicibile piacere di vedere gli Astor e i Vanderbilt nelle loro panche centenarie, dove nessun altro mai si sognerebbe di sedere… Qualche anno fa ho persino visto Brooke Astor (che a quanto mi risulta è ancora viva, ha 104 anni)… Inoltre, come le sorelle Fontana avevano capito benissimo, non c'è nulla di più chic della mise di un arcivescovo

  9. DowntownDoll

    >Sante Parole

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