Convivialità, amicizia e buon cibo. Sono questi i presupposti che ogni padrone di casa si prefigge quando porge un invito. Eppure, questa chimica magica può essere spezzata ancor prima che gli ospiti varchino la nostra soglia. Come? Invitando in modo sbagliato. Sì, si tratta di regole di galateo ma ancora di più di buon senso. Vuoi che la serata cominci nel modo migliore? Allora evita di commettere questi 3 errori quando inviti.
1. L’invito imboscata
L’errore numero uno da non commettere mai, mai e poi mai, è l’imboscata. In cosa consiste? Immaginiamo la scena: venerdì tardo pomeriggio, siamo seduti alla nostra scrivania con la mente già al weekend in arrivo. Si avvicina un collega a caso e ci chiede “Che fai di bello sabato sera?” e noi, nella nostra tenera ingenuità rispondiamo “Non so, non ho ancora deciso”. È a quel punto che scatta il tranello “Ok dai, allora vieni a casa mia: io e Mariangela stiamo organizzando una serata per far vedere le foto del nostro viaggio di nozze!”.
Lo dico come appello alla Nazione: se volete dimostrarvi attenti agli altri per favore non fate mai l’invito a scatola chiusa! Quando invitiamo qualcuno deve essere una domanda diretta e dettagliata: “Sabato sera organizzo una cena a tema sushi, mi farebbe molto piacere se ci fossi anche tu”. In questo modo lasciamo la possibilità all’altro di dire sì o no in piena libertà.
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2. L’invito generalista
L’invito generalista, spesso viene messo in atto con le migliori intenzioni di essere ospiti aperti ed elastici. In realtà, è insidioso come una distesa di sabbie mobili, e si divide generalmente in due categorie.
La prima, sono gli inviti posti senza una deadline precisa. Esigere una risposta affermativa o negativa, entro un tempo ragionevole è un favore che facciamo a noi stessi ma anche al prossimo. Noi riusciremo ad organizzare l’evento senza troppe incognite, chi viene invitato sarà costretto ad organizzare la propria agenda.
La seconda insidia dell’invito generalista si racchiude tutto in questa frase “sabato invito un paio di amici a cena, passa se vuoi”. Quel “se vuoi” nasce dal tentativo di sembrare più educati, non invadenti, ma in realtà è controproducente. Perché? Perché, ha il difetto gravissimo di trasmettere il messaggio: “la tua presenza, tutto sommato, non è determinante puoi venire o non venire per me è uguale”. Ecco, ricordiamoci di far sentire i nostri ospiti desiderati. Non delle casuali comparse dei nostri eventi.
Infine, in questo girone dell’inferno metterei anche tutte quelle persone che fanno degli inviti per interposta persona: “sabato vieni alla mia festa? Ah già che ci sei, avvisi tu Simona di venire?”. Ma dove siamo? In una centralina di telefoni senza fili? Se qualcuno merita la nostra compagnia, merita anche il nostro invito personale.
3. L’invito con orario a caso
Ultimo, ma non per importanza, è il temutissimo invito a orario variabile, ovvero: l’evento con orario a caso. E qui non si tratta di cultura, non si tratta di vivere al Nord o al Sud. Qui si tratta di buona educazione pura e semplice. Il ritardo di cortesia quando si è ospiti è di 5/10 minuti al massimo. Giusto il tempo per permettere al padrone di casa di ultimare i preparativi con agio. Ma come faccio se il mio invito non ha un orario ben definito?
“Vieni a cena da me stasera?”, “Sì grazie! A che ora?”, “Mah dalle 19/19.30 in poi, sentiti libero”. No! L’ospite non deve sentirsi “libero” di arrivare quando gli pare. È un favore che facciamo al prossimo: potrebbe arrivare mentre ci stiamo ancora cambiando per la serata, oppure quando sono già tutti a tavola e manca solo lui. In entrambi i casi faremo sentire chi arriva a disagio.
Quindi se vogliamo fare un favore ai nostri ospiti, ricordiamoci sempre di indicare un’ora precisa e facciamoci trovare pronti ad accoglierli per l’orario prestabilito.
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