Nella conversazione quotidiana, una linea sottile separa la curiosità legittima dall’essere indiscreti. Nelle nostre conversazioni comuni, non è raro sentire (o a volte anche pronunciare) domande poco delicate. Si tratta tutti quei quesiti che, magari fatti con interesse sincero, rischiano però di mettere a disagio l’interlocutore. Ecco dunque sette domande da non fare mai (a meno di non essere tra amici intimi)… e qualche indicazione su come trarsi d’impiccio nel caso siamo noi i destinatari del quesito.
1. Che lavoro fai?
Ecco un esempio super classico di domanda apparentemente innocente, addirittura comune, che può mettere le persone in imbarazzo.
Primo perché ci fa apparire interessati all’aspetto materialistico della vita… Secondo perché magari la persona che abbiamo di fronte non lavora, nel senso tradizionale del termine. Magari abbiamo di fronte qualcuno che è in cerca di un impiego, un pensionato, oppure una mamma a tempo pieno, altra categoria che viene spesso messa a disagio da una domanda così. Molto meglio, dunque domandare di cosa si occupa il nostro interlocutore, dandogli il modo di scegliere se parlare del suo lavoro oppure della famiglia, della beneficenza o qualunque altra cosa lo appassioni.
Come rispondere: Alla domanda “che lavoro fai” possiamo rispondere con “Mi occupo di…”: potremmo dunque dire mi occupo di architettura (anche se magari al momento non ho un impiego), “mi occupo della mia famiglia”, “mi occupo di…”
2. Quanto guadagni?
A meno di non lavorare per una finanziaria, questa è senz’altro una domanda taboo nella cultura occidentale. Per noi infatti (a differenza che nelle culture orientali) l’argomento denaro è bandito dalle conversazioni sociali.
Come rispondere: il suggerimento in questo caso è di optare per una risposta “vuota” ovvero che risponda senza contenere alcuna informazione precisa. Per esempio “Guadagno il giusto”, “Sono soddisfatta del mio stipendio”, “guadagno abbastanza per vivere bene” e via dicendo.
3. Quanto l’hai pagato?
Abbiamo già detto che in contesto sociale non si dovrebbe mai parlare di danaro… Eppure non è infrequente sentirsi chiedere il prezzo dei propri acquisti, o informarsi su quelli altrui.
Ovviamente, è una questione di sensibilità: alcuni amici parlano tra loro senza problemi delle rispettive spese, altre persone sono più riservate. Come sempre, nel dubbio, è meglio peccare per eccesso di prudenza.
Come rispondere: anche qui, se non avete voglia di rispondere, vale la tecnica della risposta vaga. “Il giusto” o “è stato un affare” sono risposte più che sufficienti, dopo di ché cambiare argomento.
Bon Ton News
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4. Quanti anni hai?
Probabilmente la domanda indiscreta più formulata al mondo. Ma poi, è così importante conoscere l’età di qualcuno?
Sebbene ad alcune persone non infastidisca svelare la propria età, la maggior parte fa di tutto per nasconderla, e una simile domanda potrebbe creare del disagio. Ancora peggio, forse, è solo chiedere a qualcuno di rivelare l’età di una terza persona, assente. “Ma tu sai quanti anni ha tizia?” No, no, no.
Come rispondere: se non desideriamo rispondere, due strade. La prima: dare una risposta del evidentemente falsa, con un sorriso ( mio marito a chi gli chiede “Quanti anni hai?” risponde sempre “26”, ma resta serissimo). La seconda strada è un chiaro e semplice “preferisco non dirlo”: fondamentale però non provare nemmeno a giustificarsi.
5. Come mai sei single?/Hai trovato un fidanzato?
Una domanda imbarazzante, qualunque sia il motivo che ci spinge a farla, soprattutto se la persona alla quale ci rivolgiamo vive il suo stato di single non come una scelta ma come una condizione indesiderata.
Se invece il single è felicemente single, domande come queste serviranno solo a indisporlo, perché riflettono lo stereotipo che non si possa star bene da soli.
Come rispondere: “Come mai ti interessa saperlo?” è essere una contro-domanda efficace per questo genere di ingerenze nella propria privacy.
6. Quando vi sposate?
Indagare sulla vita sentimentale altrui non è mai una buona idea. E l’argomento matrimonio è particolarmente delicato. Intanto, dare per scontata la formalizzazione della coppia, nel 2021, non vi farà apparire certamente avant-garde.
E poi, i due potrebbero semplicemente non desiderarlo, potrebbero non aver ancora affrontato l’argomento.. o uno potrebbe avere degli impedimenti di cui si preferisce non parlare.
Insomma, in nessun caso la conversazione che segue parte nel modo migliore. Dunque, è
preferibile domandare qualcosa come “è da molto che vi conoscete?”.
Cosa rispondere: sarebbe importante (soprattutto in vista di riunioni familiari in cui ahimè, queste domande spesso avvengono) concordare con il partner una risposta standard. “Non abbiamo intenzione di sposarci” o “decideremo più avanti” o “riceverete l’invito a primavera” decidetelo insieme, ma rispondere due cose diverse è un brutto segno 🙂
7. Quando fate un bambino?/Quando fate il secondo?
Ecco una domanda da evitare a tutti i costi. Per convincervi a non farla, immaginate come di può sentire una coppia che stia provando, magari con difficoltà, ad avere un figlio: la nostra ingenua domanda sarà per loro un colpo al cuore. Anche le coppie che hanno già un figlio si sentono spesso chiedere se ne vogliono un secondo. E anche in questo caso, sarebbe meglio farsi gli affari propri, a meno di non parlare con l’amica del cuore.
Come rispondere: Di fronte a questa, e a tutte le altre domande sui figli, quando non si vuole rispondere bisogna tirare in ballo Dio/il Destino.
Quando fate un figlio? “Quando il Cielo lo vorrà.”
Gli darete un fratellino? “Eh, se il Destino ce lo manda.”
Ma come! Fai anche il terzo, era cercato? “I bambini sono tutti benedizioni del Signore.”
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Questo articolo ha 2 commenti
L’argomento bambini mi interessa particolarmente purtroppo c’è gente che continua a e continua a insistere ,anche quando rispondi così,e continuano ma perché non adottate, perché non vai in tal clinica, la.mia amica mia zia etc.
Dicendo io lo dico per te ,poi ti penti
che cosa brutta, mi dispiace, lo so benissimo.
E comunque non va mai bene (per esperienza personale).
Prima era: quando fate un figlio.
QUando scodelli il primo la domanda diventa: e allora, a quando un fratellino?
Infine, amiche che hanno il terzo (e il quarto) mi dicono che ricevono domande tipo:
“Ma era cercato?” “Ma non vi bastavano due?” “Ma quanti ne volete”.
….
Io dico: ma farsi i fatti propri, MAI?