La domanda principale che mi rivolge ogni genitore è “come insegnare le buone maniere ai miei figli?”. Ecco, prima o poi scriverò un libro dal titolo Educare i bambini con i ricatti. Ma, in attesa di questo utilissimo best seller, voglio dirvi che insegnare ai nostri figli le buone maniere è un regalo che facciamo loro, perché se le porteranno per il resto della vita. Come fare? Sicuramente lo strumento più importante di insegnamento è il nostro esempio. In questo modo, nel tempo, avremo la speranza di veder germogliare quei semini piantati. Insomma, la buona educazione si costruisce giorno dopo giorno partendo innanzitutto da come ci comportiamo noi genitori. Perché la questione principale non è obbedire ciecamente a una regola, ma far vedere che la realtà che mi circonda è più bella se si agisce in un determinato modo. Da dove cominciare? Qui sotto trovate riassunto un punto di inizio: 7 regole fondamentali di buone maniere per bambini.
1. Dire grazie e per favore
Quante volte vediamo nostro figlio ricevere o chiedere qualcosa (dal regalo, al bicchiere d’acqua in tavola è indifferente) e ci viene subito da dire “Come si dice? Per…” e lui risponde “Per me!”. Ecco, le formule grazie e per favore sono appunto delle formule e si possono insegnare come una semplice chiosa da inserire nella frase. Eppure questa prima regola è fondamentale perché, in un certo senso, le contiene tutte. Insegniamo ai nostri figli che prima di noi stessi vengono gli altri, che nel tenere conto dei sentimenti e dei bisogni altrui ci guadagniamo tutti.
2. Sapersi presentare
Una buona presentazione è il biglietto da visita principale. Come si fa? Si stringe la mano e si fa contatto visivo dicendo il proprio nome.
3. Stare a tavola composti
La vita familiare è la prima palestra per apprendere le buone maniere. Il momento del pasto dovrebbe essere un momento preferenziale di convivialità. Ci si racconta la giornata, lasciando Tv e cellulari lontani, e ci si esercita in quella che è la socialità. Inoltre è il momento migliore per insegnare cosa significa che gli altri vengono prima di noi: “posso versarti l’acqua?”, “mi passi il pane per favore? Grazie”. Sono piccoli esercizi che faranno sentire i nostri figli più sicuri di sé anche nel momento in cui si troveranno in un contesto diverso da quello familiare. Idem per la postura: non si tolgono le scarpe, non si mettono i piedi sulla sedia, si mangia con le posate e i gomiti non si appoggiano sul tavolo.
4. Lasciar passare gli altri alle porte
Tenere aperta la porta, dare precedenza agli altri e dire “dopo di te”… questa non è una pratica sciovinista. Questo è un gesto di gentilezza che fa capire al prossimo che abbiamo cura di loro. Un altro esempio? Educare fin da piccoli ad accogliere gli ospiti in casa, ad esempio: prendere il cappotto, offrire un bicchiere d’acqua, mostrare la via per il bagno.
5. Dare del lei agli adulti
Ne abbiamo parlato tante volte. La società italiana sta gradualmente perdendo l’utilizzo del “lei”, tanto che alcune donne si sentono vecchie se un ragazzo più giovane si rivolge con il “lei”. Tuttavia, ritengo che insegnare ai bambini a dare del “lei” a chi è più grande sia molto importante per insegnare le regole fondamentali di rispetto e di ranking sociale.
6. Chiedere il permesso
Lo so, state tutti alzando gli occhi al cielo. Insegnare ai bambini a chiedere il permesso (di alzarsi, di prendere la parola etc.) è uno dei compiti più ardui di ogni educatore. Eppure è anche una regola fondamentale del vivere sociale. Ci insegna che non siamo soli, il rispetto per le regole e una cosa fondamentale per la loro vita futura: imparare ad accettare l’attesa. Ci vuole caparbietà ma si può fare.
7. Essere gentili con il personale di servizio e con chi lavora
Essere gentili è la prima forma di attenzione per il prossimo. Ciò significa parlare in modo rispettoso al personale di servizio, ai commessi, a chi serve in tavola al ristorante etc. Significa dire grazie all’autista dell’autobus, alla cassiera del supermercato… In generale, significa insegnare che tutti siamo degni di essere trattati con gli stessi gesti di riguardo che riserviamo a chi ci sta più a cuore.
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Questo articolo ha 4 commenti
L’ho inviato ai figli, come genitori. E al nipote “teenagers”, come ripasso delle “regole” e controllo di quello che lui fa e/o non fa!!!
Grazie! Fior/Giagia
grazie!!!
Sì l’educazione e bon ton parte in famiglia… al giorno d’oggi invece ci si aspetta tutto dalla scuola… comunque dagli altri…
Grazie Loretta, anche io penso che tutto dovrebbe partire dalla famiglia, ma che la scuola, in quanto pubblica e dell’obbligo dovrebbe pensare anche a formare i cittadini, non solo a insegnare a leggere e a scrivere 🙂