La data dell’8 Marzo, in cui cade la Giornata Internazionale della Donna, ha un significato preciso.
Questo giorno è infatti stato scelto perché associato al famoso incendio della Triangle Factory di New York, che nel Marzo del 1911 costò la vita a 146 persone, di cui 123 donne.
L’incidente – uno dei più gravi della storia industriale degli Stati Uniti – scosse profondamente l’opinione pubblica, e alzò il velo sulle spietate condizioni di lavoro dell’industria tessile.
La Triangle Waist Company produceva infatti le camicette allora tanto di moda. Per farlo, impiegava manodopera a basso costo – principalmente donne appena immigrate – costringendole a turni massacranti e paghe da fame.
Quel giorno nel Marzo del 1911, le operaie erano state rinchiuse al settimo piano della fabbrica dai caporali incaricati di controllarle. Quando divamparono le fiamme, le poverette si trovarono intrappolate. Prive di vie di fuga, in molte finirono per lanciarsi nel vuoto, nel disperato tentativo di sottrarsi al rogo.
A seguito di questo incidente la città di New York promulgò vari regolamenti per a migliorare le condizioni di lavoro nel “Garment District” e incrementare le misure di sicurezza.
Tuttavia, centodieci anni dopo, se guardiamo all’industria tessile nel suo complesso, le cose non sono poi cambiate molto.
La moda ancora oggi è ampiamente responsabile di pratiche di schiavitù.
Basta spostarsi in Vietnam, Cambogia, India e Bangladesh per trovare, nel 2019, situazioni drammaticamente analoghe a quella della New York del 1911.
Turni massacranti, misure di sicurezza inesistenti e stipendi da fame sono la norma nei paesi emergenti, dove ha luogo la maggior parte della produzione tessile del pianeta.
Tragedie come quella del Rana Plaza, in cui nel 2013 persero la vita oltre 1.100 persone, hanno acceso i riflettori sulle inumane condizioni dei lavoratori. Ma ancora oggi, in questi paesi, incendi come quello della Triangle sono all’ordine del giorno.
Per dire: giusto un paio di giorni fa, a Dacca, un rogo ha ucciso 80 persone. E da noi la notizia nemmeno è arrivata.
E come nel 1911, anche nel 2019 la maggioranza di questa manodopera sottopagata, sfruttata e bistrattata è di sesso femminile. Si stima che il 68% dei lavoratori impiegati dall’industria tessile nei paesi emergenti sia donna: e spesso, molte di queste “donne” sono in realtà solo delle bambine.
Mi pareva giusto ricordarlo, visto che domani è l’8 Marzo.
Per dire che se pure di strada ne abbiamo fatta, ma ne rimane ancora parecchia da fare.
E tu che ne pensi?
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