Dopo anni di esperienza lavorativa nel mondo del luxury ho capito una cosa molto importante ( tanto importante da aver deciso di dedicare un libro all’argomento, lo trovi qui): il vero lusso sono le buone maniere.
Ebbene sì, parliamo di Business Etiquette. Non è un caso si sente tanto parlare di soft skills, ovvero le “competenze trasversali”, e cioè tutte quelle qualità che esulano dalle capacità tecniche ( definite “hard skills”) e che riguardano invece la sfera personale e umana del candidato.
Si sa vestire in modo adeguato? Conosce le regole base del galateo della tavola? Padroneggia le regole di comunicazione verbale e non verbale? Sembrano banalità ma, in realtà sono capacità chiave per permettere alla professionalità di ciascuno di emergere.
Come sempre, la realtà supera di gran lunga l’immaginazione, e spesso ci ritroviamo catapultati in vere e proprie “Galateo Horror Stories sul lavoro”. Racconti talmente assurdi che, se non fossero storie vere raccontate da voi, si faticherebbe a crederli reali.
Comunicazioni fallimentari: quando vieni ghostato in ambito professionale
Rispondere alle email in un massimo di 24-48 ore, tenere fede agli accordi presi, rispondere alle offerte di preventivo anche quando non siamo interessati. Sembrano tutte cose banali, vero? No, purtroppo non sono per niente scontate.
Nel mondo del lavoro, rispondere tempestivamente alle email e seguire gli accordi dovrebbe essere la norma. Eppure, esistono clienti che, dopo aver instaurato rapporti quasi idilliaci, spariscono nel nulla, lasciando dietro di sé soltanto il ricordo di un preventivo e il suono del silenzio. Si tratta di figure mitologiche? No, sono solo clienti che dopo un tripudio di entusiasmo e pranzi di lavoro, evaporano come la brina al sole. Fantasia? Purtroppo no. Ecco il capostipite dei peccati capitali della Business Etiquette. Gli altri li trovate qui.
“Lavoro come istruttrice in palestra. Sono stata licenziata senza saperlo: un giorno vedo il volantino della nuova stagione con nuovi giorni/orari e la foto della nuova insegnante”
“Viaggio di lavoro di 3 gg da un cliente importante, … cliente SPARITO. Non risponde a email né telefono, abbiamo contattato i suoi collaboratori i quali dicono di ‘non sapere nulla’. Provato a contattare di continuo e poi abbiamo mollato, lui è scomparso!”
“A me è capitato che il boss decidesse di interrompere il rapporto di lavoro (partita IVA) mentre ero in ferie. Ovviamente lo scopro solo al mio “rientro” in sede, giusto per il tempo di sgomberare le mie cose.”
“Decine e decine di preventivi richiesti e poi caduti nel vuoto.”
“Clienti che spariscono dopo aver mostrato entusiasmo per il preventivo o la formazione.”
“Colleghi che non rispondono alle email e mancano di fornire feedback.”
“Mancata risposta a richieste di informazioni e mancanza di follow-up.”
Galateo Horror Stories oltre le ore lavorative, ovvero: pranzi da incubo
Condividere i pasti è la base delle relazioni sociali, e questa regola è valida anche in ambito professionale. Dalle pause caffè ai pranzi di lavoro, infatti, il cibo è spesso al centro della vita in ufficio. Ma cosa succede quando il capo si trasforma in un iconoclasta del galateo della tavola, brandendo stuzzicadenti al termine di un pranzo o quando l’angolo cucina diventa teatro di vere e proprie scene splatter? Manca l’appetito, certamente, ma anche le buone maniere base.
“Capo usa stuzzicadenti in mensa anche in presenza di ospiti esterni.”
“Capa con sacchetto di plastica e snack di vario tipo (uovo sodo, torte) mangiati durante i meeting”
“Masticare gomma in modo inappropriato durante una presentazione professionale.”
“Capo che invita team alla cena di Natale, sceglie ristorante e…si paga alla romana!!!”
Dilemmi di genere e Business Etiquette
La parità di genere è un traguardo ancora lontano in molti ambienti lavorativi, e le horror stories su questo argomento, purtroppo, abbondano. Dall’essere chiamate “signorina” nonostante le qualifiche condivise con i colleghi maschi, alle situazioni in cui le competenze vengono messe in ombra da atteggiamenti pregiudizievoli, il cammino verso l’uguaglianza è ancora irto di ostacoli.
“Hr ex azienda che mi rivede e chiede se ora che ho due figli riesco comunque a lavorare (spoiler: sì)”
“Essere chiamata signorina invece che dott.ssa…erano tutti uomini e avevano il mio stesso titolo di studio.”
“Domanda di rito durante i colloqui: “Ha figli? Vuole avere figli?’”
“Io p. Iva camuffata da contratto lavoravo in un ufficio stampa. Una volta rimasta incinta del mio primo figlio mi viene detto che dopo sei anni di collaborazione se non fossi rientrata allo scadere esatto dei miei 5 mesi di maternità potevo cercare lavoro altrove. Lasciata senza scelta e senza lavoro dopo anni di dedizione e sfruttamento.”
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