Abbigliamento e potere: nel grande teatro della diplomazia internazionale, esiste un linguaggio silenzioso ma profondamente eloquente, ovvero il diplomatic dressing. Ho già parlato altrove di come gli abiti possano dare di sé un’immagine potente e autorevole (l’articolo sul power dressing si trova qui), allo stesso modo in contesto diplomatico l’abbigliamento non è una mera questione di scelta personale o un esercizio estetico, ma un potente strumento di comunicazione. La scelta di un colore, un accessorio o un particolare stilista possono diventare un chiaro messaggio visivo capace di trasmettere identità nazionale e rispetto per le altre culture.
Cos’è il diplomatic dressing e gli elementi distintivi
Come già accennato, il diplomatic dressing è l’arte di utilizzare l’abbigliamento come strumento di diplomazia e comunicazione non verbale nelle relazioni internazionali. Questa pratica consiste nel scegliere capi di abbigliamento e accessori che trasmettono rispetto e conoscenza della cultura del paese ospitante.
Un aspetto fondamentale del diplomatic dressing è la scelta dei colori. Spesso, i leader e le figure pubbliche scelgono abiti che richiamano i colori della bandiera del paese che vogliono omaggiare. Altro colore molto significativo è il bianco: simbolo di neutralità e pace.
Anche gli accessori sono elementi distintivi per un abbigliamento diplomatico. Ad esempio si può decidere di indossare spille, gioielli o dettagli decorativi che rappresentano simboli importanti del proprio paese o della nazione che si vuole onorare.
Infine, anche la scelta dei designer può essere un gesto di rispetto culturale. Indossare abiti di designer locali o noti nel paese ospitante non solo promuove la moda locale, ma mostra anche una comprensione e un apprezzamento delle tradizioni culturali del paese.
Questi elementi sommati insieme vanno oltre la semplice estetica: sono una vera e propria forma di comunicazione strategica che utilizza l’abbigliamento per costruire ponti tra culture diverse, facilitare il dialogo a livello internazionale.
Abbigliamento e potere: Elisabetta II e la diplomazia silenziosa
Quando si parla di diplomazia silenziosa il primo nome che viene in mente può essere solo uno: Elisabetta II. La monarca inglese, infatti, è stata una vera maestra nell’arte del diplomatic dressing utilizzando la moda come strumento di diplomazia durante i suoi lunghi anni di regno.
Un esempio emblematico di questa capacità si è visto durante la sua visita in Canada nel 2010, dove indossò un cappotto rosso e un cappello con dettagli bianchi, omaggiando così i colori della bandiera canadese. In un altro caso, durante una visita in Irlanda nel 2011 – la prima visita di un monarca britannico dall’indipendenza irlandese – la Regina scelse di indossare un abito verde, il colore nazionale dell’Irlanda, come gesto di rispetto e riconciliazione. Inoltre, nel 2007, durante una visita negli Stati Uniti, Elisabetta II indossò una spilla a forma di fiore di iris, simbolo dello stato della Virginia, dove si trovava.
Questi gesti apparentemente semplici, ma profondamente significativi, hanno contribuito a rafforzare le relazioni diplomatiche e a promuovere un’immagine di rispetto e comprensione reciproca tra le nazioni. La sua attenzione ai dettagli e la capacità di trasmettere messaggi di amicizia e solidarietà attraverso la moda rimarranno un aspetto indimenticabile del suo regno.
Da Kate a Michelle: altre icone di stile del diplomatic dressing
Oltre alla Regina Elisabetta II, altre donne hanno saputo interpretare magistralmente il concetto di diplomatic dressing utilizzando la moda come strumento di comunicazione e rispetto nelle relazioni internazionali. La Duchessa di Cambridge, Kate Middleton, segue magistralmente le orme della Regina scegliendo spesso abiti che riflettono la cultura e le tradizioni dei paesi che visita. Durante un tour in Canada, Kate ha indossato un cappello ornato di foglie d’acero, simbolo nazionale canadese, e in Polonia ha scelto un abito di un designer locale, sottolineando il suo apprezzamento per il talento polacco.
Analogamente, Michelle Obama, durante il suo tempo come First Lady degli Stati Uniti, ha utilizzato la moda per promuovere giovani designer americani e per rendere omaggio ai paesi ospitanti. Ad esempio,in occasione di una visita di stato in India nel 2015, Michelle ha indossato un abito creato da un designer indiano-americano, dimostrando così il suo rispetto e la sua ammirazione per la cultura indiana.
Tuttavia, non tutte le figure pubbliche hanno sempre centrato l’obiettivo con il diplomatic dressing. Melania Trump ne è un tragico esempio: indimenticabile quando durante una visita ufficiale in Kenya, indossò un elmetto coloniale, che fu ampiamente criticato per il suo significato storico negativo e la mancanza di sensibilità culturale. Anche Ivanka Trump ha suscitato polemiche indossando abiti considerati inappropriati per certi contesti formali, come un vestito pastello troppo casual per una cena di stato. Tutto questo per dire che non si tratta mai solo e soltanto di “vestiti”.
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