Il galateo è frivolo? Ogni volta che dico che mi occupo di galateo, c’è sempre qualcuno che dice: “Ah, quindi sai dove va la forchetta da dessert.”
Ecco, partiamo da qui.
Quella dell’etiquette come disciplina frivola è una delle idee più dure a morire, ma anche una delle più lontane dalla realtà. Il galateo è, piuttosto, una mappa delle relazioni umane. È uno strumento sofisticato e potentissimo per vivere bene con gli altri e con sé stessi. È intelligenza emotiva, consapevolezza culturale ed eleganza del pensiero prima ancora che un elenco di regole.
Allora facciamo ordine e proviamo a rispondere una volta per tutte.
1. Le regole non nascono per caso
In quanto scienza delle relazioni umane l’etiquette è innanzitutto legata a materie come: storia, geopolitica e sociologia. Spesso si pensa che le buone maniere siano una lista arbitraria di “si fa” e “non si fa” scritta da qualcuno che si è svegliato una mattina con manie di controllo. E invece no. Dietro ogni regola di galateo c’è un motivo e un processo di evoluzione sociale ben precisi. Prendiamo un esempio classico: non appoggiare i gomiti sul tavolo. Sembra un vezzo, ma in origine i tavoli erano assi di legno poggiate su cavalletti, e bastava un gomito per far ribaltare tutto.
Questo è il punto chiave: il galateo racconta l’evoluzione della società umana. È un riflesso delle sue esigenze, delle sue strutture, dei suoi valori. In un certo senso, è storia sociale applicata. Le norme che oggi sembrano bizzarre o superate nascono da contesti ben precisi e da necessità concrete.

Allo stesso tempo, il galateo è strettamente legato alle dinamiche di geopolitica, perché è comprensione del contesto. E conoscere le differenze tra i codici e le sensibilità dei diversi Paesi è essenziale per relazionarsi e lavorare in dinamiche sociali sempre più globalizzate.
Infine, il galateo è una materia prettamente sociologica perché nasce dall’osservazione di come le persone convivono e si riconoscono all’interno della società.
2. Il galateo parla al cervello e alle emozioni
Chi pensa che il galateo sia fatto solo di forma, ignora che in realtà tocca la sostanza delle relazioni umane. Il modo in cui comunichiamo — parole, tono, postura, abbigliamento — è un sistema complesso che il nostro cervello legge e interpreta in tempo reale. È qui che entrano in gioco le neuroscienze: ogni nostro gesto comunica.
Ciò che indossiamo, ad esempio, non è solo apparenza ma linguaggio. Un dress code adeguato è un segnale sociale, un messaggio chiaro: so dove sono, rispetto il contesto, mi presento con consapevolezza. E no, non serve una giacca firmata per dimostrarlo.
Allo stesso tempo, saper modulare parole, tono e ritmo, significa guidare l’interazione con chiarezza e consapevolezza. Questo significa anche che il modo in cui scegliamo le parole e il modo in cui pronunciarle, è una forma concreta di intelligenza sociale.
Anche per questi motivi, la psicologia è parte integrante del galateo. Le buone maniere servono prima di tutto a mettere l’altro a proprio agio. Capire le dinamiche del pensiero, riconoscere segnali emotivi, regolare le proprie reazioni: tutto questo ci permette di agire con empatia. E questa è la vera chiave per rendere le interazioni più autentiche ed efficaci.

3. Il galateo non è frivolo ma etica quotidiana
Il galateo non è un esercizio di perfezione né un esibizione di superiorità morale. È una piccola etica quotidiana, fatta di attenzione, di cura, di rispetto per sé e per gli altri. È la consapevolezza che ogni gesto ha un impatto, che ogni parola può costruire o distruggere un dialogo.
Il vero galateo ha più a che fare con la filosofia che con un elenco sterile di regole da applicare. È profondamente connesso al “perché” agiamo in un modo o in un altro, è la traduzione concreta di concetti astratti come rispetto, dignità e armonia sociale. No, il galateo non è frivolo. Non si tratta di sapere dove va la forchetta — ma perché scegliamo di metterla in un certo modo.
E se iniziamo a farci questa domanda, forse ci accorgiamo che dietro ogni regola c’è un’occasione: quella di creare connessioni più umane, più armoniose, più autentiche. Di tradurre l’amore per il bello in gesti quotidiani. E questo, scusate se è poco, ha davvero poco a che fare con la frivolezza.
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