Per me le parole sono importanti.
Per questo non ce la faccio più a digerire l’uso improprio che si fa dei termini “alta moda” e “couture”.
Ancor più se a cadere in errore sono giornalisti e uffici stampa che sulla moda pretendono di campare.
A costo di risultare antipatica, lo ribadisco una volta per tutte:
“alta moda” e “couture” non sono termini generici buoni per indicare i vestiti costosi.
L’alta moda (o couture, se preferisci il francese) è esclusivamente quella realizzata su misura , e si contrappone al ready to wear (o prêt-à-porter) che invece si trova – pronto da indossare, appunto – nelle boutique.
Perciò, titoli come questo o questo mi fanno veramente arrabbiare.
Né Vuitton né Gucci né Prada producono capi couture, quindi definirli marchi d’alta moda non è impreciso: è proprio sbagliato.
Al massimo si tratta di marchi di lusso, ma questo è un altro paio di maniche.
Sono puntigliosa? Sì.
Sono rompiscatole? Probabile.
Ma lo ripeto: per me, le parole sono importanti.
E credo che anche per i giornalisti dovrebbero esserlo.
(Photo: Jantaminiau Haute Couture, photographed by Benjamin Kanarek for Harper’s Bazaar España November 2012)
Questo articolo ha un commento
Gucci ha (o aveva) la collezione Première, ma credo che si trattasse di abiti realizzati esclusivamente per il red carpet.
Comunque sono d’accordo con te, non sopporto le parole usate a caso, anche per descrivere abiti e accessori. Un esempio? La borsa a bandoliera per descrivere una semplice tracolla, quando la bandoliera è tipica degli accessori e degli abiti militari! Ma che male c’è nel dire “borsa a tracolla”? 🙂