A me la moda piace anche perché riesce a essere ironica suo malgrado.
Come nel caso della collaborazione di Anna dello Russo e H&M.
Premetto che l’operazione in sé è diabolicamente perfetta.
Perr il retailer svedese, che oltre al prevedibile successo commerciale si assicura anche un imponente online buzz spontaneo (equivalente odierno del sacro graal). Perché ADR non dimentichiamolo, oltre che editor at large di Vogue Nippon è anche fashionblogger in primis, nonché riferimento imprescindibile per l’intera categoria.
Questa sì che è ottimizzazione dei costi.
Successo, quindi, garantito: aspettatevi un overflow di anticipazioni ovunque-in-rete fino al fatidico 4 ottobre, quando le scene di isteria collettiva presso i famosi 140 store rimbalzeranno amplificate sui social imperversando per giorni. Senza tralasciare l’inevitabile codazzo di vendite all’asta su e-bay.
E anche ADR ha fatto un ottimo affare, pur avendo dovuto accettare qualche piccolo compromesso. (Del tipo: la sua linea comprenderà solo accessori. Anzi, solo accessori tranne le scarpe, per essere precisi. Che volete farci, le calzature richiedono uno sviluppo taglie e hanno costi di produzione più alti. Le leggi del fast fashion sono impietose anche se sei la profetessa della couture).
Comunque, chi se ne importa: borse, foulard, occhiali da sole e bijoux sono più che sufficienti per creare una capsule chéz H&M. Ed entrare, così, nella leggenda, in qualità di prima fashion/icon/non/designer coinvolta nella prestigiosa iniziativa, che fu inaugurata – in giorni più gloriosi – nientemeno che da KaiserKarl.
In tutto questo a me è tornata in mente una certa intervista in cui Anna dello Russo si è auto-definita il clown della moda. E dato che H&M è l’equivalente-fashion di McDonald, questo mi sembra veramente un incontro voluto dal cielo: adesso anche gli svedesi hanno il loro Ronald.
Questo articolo ha 3 commenti
>Diciamo pure che ADR non sa manco cosa sia H&M e che io preferirei che un orso mi ballasse il tip tap sulla pancia piuttosto che mettermi in fila per una borsetta disegnata (?) da una che si conduce con le ciliegie in testa.
Diciamo che per gli svedesi è tutta pubblicità gratuita dato che ci sono cretinette che la prendono come esempio (un po' come Chiara Ferragni per Yamamay) e per lei un gran ritorno economico… Bah… Queste collaborazioni non mi hanno mai convinta e di certo quella con ADR mi farà cambiare idea, anzi…
Robi
>Tutte con il cappello ciliegia!
>Queste collaborazioni le trovo (commercialmente e strategicamente parlando) un vero colpo di genio.
Certo, ormai hanno un po' fatto il loro tempo, e il livello dei designer scende di conseguenza.
Quanto alle ciliegie, non mi sembrano neanche il peggiore dei mali:-)