Be Stupid: una dichiarazione d’intenti

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Quando ho parlato delle felpe firmate,  la discussione ha chiamato in causa un fenomeno affine: quello dei jeans da 250 Euro.

Premetto subito che no, non sto pensando ai fanatici del denim giapponese che pagherebbero qualunque cifra per una pezza prodotta con certi telai dell’ottocento che ne sono rimasti solo venti al mondo. Quella è una passione, e come tale segue regole proprie.

Io parlo dei jeans di batteria, quelli che vengono prodotti in serie e si trovano nei negozi  del centro. Quelli che costano molto e non si capisce proprio perché.

Dico subito che parlo con scarsa cognizione di causa: di jeans ne possiedo giusto due paia, “firmati” rispettivamente Uniqlo e H&M.
Non ho idea di quali siano i marchi “trendy”, non so quale lavaggio vada di moda, so a mala pena che è finita l’era degli skinny e si apprestano a i flared (grazie a dio).

Ma, nella mia grande ignoranza non riesco a trovare, tra i jeans che ho nel mio armadio e quelli che vedo in boutique, nessuna differenza tale da giustificare un costo dieci volte maggiore (anche mettendo in conto le spese per uno store fico, per il marketing e la pubblicità).

Poi mi torna in mente la campagna “Be Stupid” – fatta, guarda caso, proprio da un brand di jeans.
E mi viene da pensare che fosse in realtà una dichiarazione d’intenti (oltre a confermare che Renzo Rosso sia un adorabile genio, ovviamente).

Perchè se il mondo non fosse pieno di stupid, marchi come Diesel non venderebbero un pezzo.

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