Con il nome di Millennial Pink, è uno dei colori più ubiqui degli ultimi anni.
Frivolo e vezzoso, il Rosa è oggi considerato la tinta femminile per eccellenza, ma le cose non sono sempre state così: perché questo colore ha una storia ha una storia piena di sorprese…
- Il Rosa diventa per la prima volta “di moda” durante il rococò grazie a Madame de Pompadour – la favorita di Luigi XV- che lo ama particolarmente. In questo periodo, comunque, come tutte le tinte pastello, è un colore indossato indifferentemente dalle donne e dagli uomini. (Ah, il settecento!)
- Per tutto l’ottocento, contrariamente a quanto accade oggi, il rosa è associato ai bimbi e l’azzurro alle bimbe. Il motivo è semplice: il rosa è considerato fratello minore del rosso (colore del sangue, della passione, per secoli “IL” colore maschile per eccellenza) ed è quindi reputato più adatto per i maschietti, mentre l’azzurro è considerato più “tranquillo”, ed essendo la tinta del manto della madonna, viene associato alle femminucce
- Negli anni ’30 il Rosa subisce una rivoluzione. Grazie al progresso della chimica per la prima volta sono disponibili tinte che regalano tonalità vibranti ed incredibilmente intense: fino al quel momento, infatti, il rosa era stato pastello o tutt’al più color pesca. Nasce allora il Rosa Shocking, così battezzato dall’indomabile Elsa Schiaparelli, che lo elegge a suo colore feticcio e su di esso basa tutto il suo branding
- È negli anni ’40 che i produttori di vestiti per bambini, negli USA, decidono di associare il rosa alle femmine e l’azzurro ai maschi: ebbene sì, si tratta di una scelta arbritaria fatta per ragioni di marketing, al fine di vendere più vestiti (qui il libro che racconta tutta la storia)
- Gli anni ’50 sono l’età dell’oro del Rosa: dalla cadillac di Elvis alla neonata Barbie, passando per l’Haute Couture e La Vie En Rose, il colore è ovunque in tutte le sue sfumature. A rafforzare l’associazione Rosa=Femminilità arrivano, in ordine sparso (e non esaustivo): Mamie Eisenhower, che nel 1953 al ballo inaugurale della Casa Bianca, indossa un delizioso abito confetto; Marylin Monroe, che nello stesso anno appare in fuxia nell’iconico Gli Uomini Preferiscono Le Bionde, e poi il celebre “Think Pink” proclamato dalla direttrice del giornale di moda in Cenerentola a Parigi (il personaggio è dichiaratamente ispirato a Diana Vreeland, e la clip si può vedere qui)
- Negli anni ’60 il rosa più famoso è quello macchiato di sangue del tailleur indossato a Dallas da Jacqueline Kennedy. La tinta, in auge per tutto il decennio, inizia però a perdere un po’ di smalto…
- Negli anni ’70, con l’arrivo del femminismo, il Rosa viene totalmente ripudiato in quanto considerato simbolo di una femminilità tradizionale antiquata. Anche per le bimbe, si preferiscono vestiti poco leziosi e in colori “neutri”
- Con la diffusione delle ecografie, e la possibilità di conoscere il sesso di un bambino prima ancora che nasca, si assiste a un prepotente ritorno dei corredini rosa/azzurri negli anni ’80. Intanto, le sfumature più intense del Rosa sono di nuovo presenti nelle proposte degli stilisti, magari per femminilizzare i tostissimi Power Suit in voga in quel decennio
- Negli anni ’90 il rosa ribadisce la sua connotazione femminile, senza cedere per forza alla frivolezza: nel 1996 nasce il Pink Ribbon come simbolo della lotta al cancro al seno.
Fronte moda, invece, un fotogramma rimane nella storia: Gwyneth Paltrow che ritira il suo Oscar in un delizioso ballgown color peonia disegnato da Ralph Lauren - Nel nuovo millennio, le neo-femministe hanno eletto il rosa shocking a simbolo della loro causa. Dalle cantanti impegnate per l’empowerment femminile alla marcia dei Pussy Hat contro Donald Trump, passando per webzine d’ispirazione femminista, l’hot pink è ovunque.
Come dire: per le donne il futuro sarà roseo.
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Questo articolo ha 2 commenti
Gent.ma Elisa,
ho scoperto la sua pagina per caso su Instagram ed ho scoperto che condividiamo interessi : bere il tè ( quello vero), apprezzare le « cose belle », vivere di gentilezza e dispensarla ( è contagiosa), adorare le principesse da bambina ( Sissi era la mia preferita), possedere un proprio stile senza rinunciare al buon gusto, interessarsi ed incuriosirsi alla storia dei costumi sociali. Credo che sarà piacevole seguirla sui social network ed un giorno partecipare ad uno dei suoi workshop. È stata una piacevole e bella scoperta. Distinti Saluti.
Grazie Chiara e cari saluti a lei!