Quando incontriamo qualcuno, capita spesso di avere delle sensazioni “a pelle”.
Perché alcune persone ci sembrano istintivamente amichevoli, mentre altre ci appaiono subito scostanti, e pensiamo che sia meglio non fidarsi?
Ecco qual è la forza della prima impressione.
Abbiamo tutti sentito dire che per formare la prima impressione sono sufficienti pochi secondi (ci sono vari studi di psicologia al riguardo, e il più famoso è quello condotto dal prof. Todorov di Princeton).
Questo accade perché l’essere umano – come molti animali – nel corso della sua evoluzione ha sviluppato la capacità di “leggere” all’istante il mondo esterno (e i nuovi incontri) per valutare eventuali minacce. Pensiamoci: quando ancora vivevamo nelle caverne, saper distinguere in pochi secondi se un nuovo arrivato aveva intenzioni bellicose o meno era una questione di vita o di morte.
E anche oggi, a millenni di distanza, a dispetto della civilizzazione e dei meravigliosi progressi della nostra specie, conserviamo questa abilità primordiale, e la mettiamo in moto senza nemmeno accorgercene.
Ma quali sono gli elementi che in quei pochi attimi entrano in gioco, decretando la percezione che gli altri avranno di noi?
Vediamoli uno alla volta. Avere consapevolezza di questi elementi è il primo passo per assicurarci di fare sempre la migliore impressione possibile 🙂
Grooming
Il Grooming o cura personale è il fondamento di tutta la nostra immagine… Essere puliti e in ordine è una forma di rispetto verso noi stessi e verso chi ci sta vicino. Quindi: doccia quotidiana, capelli puliti e in ordine, igiene orale scrupolosa sono dei must assoluti. Particolare attenzione va dedicata alle mani e alla bocca. Queste parti del corpo infatti hanno una grande valenza comunicativa, e diventano dei focal point, ovvero dei punti dove si concentra inevitabilmente l’attenzione. Quindi, qualche cura extra (come un velo di rossetto, uno smalto discreto per le signore e per i signori uomini, burrocacao e manicure) non potrà che giocare a nostro favore.
L’abbigliamento
Quello che ci mettiamo addosso – è risaputo – dice molto di noi. D’altra parte anche gli animali comunicano attraverso la livrea: basti pensare all’evidente differenza di piumaggio tra le papere (i germani reali) maschi e femmine.
Non voglio dilungarmi a parlare di moda e sociologia, anche se l’argomento è molto interessante. Mi limito a dire che vestirsi a caso è una grande opportunità sprecata. Ciò non significa che si debba essere sempre tirati a lucido come per la prima della Scala. Ma indossare abiti adeguati al contesto, puliti, stirati, e in ordine (cioè senza bottoni allentati o orli che pendono) sicuramente ci fa guadagnare punti, in qualunque situazione ci troviamo.
Tone of Voice
Ecco un elemento a cui viene prestata poca attenzione: il tono di voce che usiamo. Certo, ogni voce ha delle caratteristiche proprie (tecnicamente, quello che viene definito il timbro) che non si possono modificare… Ma possiamo sicuramente prendere consapevolezza del volume, del ritmo e dell’intonazione che siamo soliti usare. Per esempio, se parliamo a ritmo sostenuto probabilmente trasmetteremo dinamismo…ma è possibile anche che comunicheremo ansia. Se siamo soliti mantenere un volume piuttosto alto, probabilmente verremo percepiti come persone estroverse, sicure di sè… ma forse anche un pochino arroganti. Come sempre, non c’è un “giusto” e uno “sbagliato” in assoluto: si tratta solo di avere consapevolezza dei messaggi che si inviano, e adattarsi al contesto.
Espressioni facciali
Negli anni ’70, gli studi di Paul Ekman hanno dimostrato che Un sorriso viene riconosciuto come segnale di “non ostilità” a tutte le latitudini, così come universali sono le espressioni che indicano la paura e il disgusto…
L’espressività facciale spesso è però influenzata da fattori esterni (basta essere in piena luce per assumere uno sguardo accigliato, o essere miopi come me per corrugare incessantemente la fronte). Anche in questo, essere più consapevoli delle espressioni che si dipingono sul nostro volto è il primo passo per tenerle sotto controllo negli attimi cruciali in cui incontriamo una persona nuova!
Altrettanto importante è il contatto visivo: questo elemento – a differenza delle espressioni – è strettamente legato alla cultura di riferimento (per esempio: in Giappone fissare qualcuno negli occhi è una mancanza di rispetto). Alle nostre latitudini, comunque, agganciare lo sguardo è il metodo principale per dimostrare attenzione, fiducia e autostima. Non sottovalutiamo questo aspetto e ricordiamo di creare un contatto visivo con chi ci viene presentato!
Body Language
Infine, i segnali che mandiamo con il nostro corpo giocano un ruolo determinante nel definire la nostra immagine. Non occorre essere degli esperti di body language per capire che le posizioni “chiuse” (in cui il corpo occupa meno spazio possibile) trasmettono una sensazione di distacco, di timore e di insicurezza. Esempi classici in questo senso sono le braccia incrociate davanti al petto, la schiena curva, il torace incassato. Al contrario, tutte le posizioni “aperte”, in cui occupiamo molto spazio, trasmettono sicurezza (ma anche aggressività, a seconda dei casi). In questa categoria rientrano le pose a gambe larghe, le mani sui fianchi o appoggiate allargate su un tavolo e via dicendo.
Anche la prossemica (ovvero come ci posizioniamo nello spazio) dice molto. Tipicamente, una persona che non ha paura di stare al centro di una stanza sembrerà molto più socievole e sicura di sè di una persona che preferisce stare con la schiena appoggiata al muro… Non a caso, quelli che alle feste stanno in disparte di solito stanno appoggiati ai muri, da cui viene il modo di dire “fare tappezzeria”.
Ti è piaciuto questo post? Seguimi su IG per continuare la discussione…
Oppure iscriviti al mio corso di Galateo Contemporaneo: la prossima data è il 16 Maggio a Milano
Foto si apertura: SoundOn via Pexels Altre foto: Akson, Carson Masterson, Bogdan Glisik, Forya2 Mx, Tyler Casey, Tim Gouw, julian paul via Unsplash