Nella lingua italiana, esistono due forme di cortesia: il Lei e il Voi.
Vediamo assieme qual è la loro storia, quali sono le differenze tra “Lei” e “Voi” e come e quando utilizzare l’una o l’altra formula.
Storia delle formule di cortesia
In antichità, quando si parlava latino, le formule di cortesia non esistevano: ci si dava tutti del tu, a prescindere dalla classe sociale.
Lo schiavo dava del tu al padrone, e si dava del tu anche all’imperatore.
L’usanza del Voi nasce insieme a una nuova formula politica: la tetrarchia introdotta nel 293 da Diocleziano.
Questa nuovo assetto politico prevedeva che a reggere l’Impero ci fossero due Augusti e due Cesari. Quattro persone, quindi: l’autorità imperiale non era più singola, ma diventava improvvisamente plurale, e per questo si rende necessario passare alla formula del Voi.
Questa, tra l’altro, evidentemente è anche l’origine di quello che oggi in italiano chiamiamo il plurale maiestatis.
La nascita del Lei
Per tutto il medioevo, si usano il tu oppure il voi. Nella Divina Commedia vediamo che Dante usa sia il Tu (per i parigrado) che il Voi, quando si rivolge a persone di grado superiore.
Come si passa dunque dal Voi al Lei?
Questo accade nel corso del ‘500 per influenza spagnola: e guarda caso, il passaggio dal plurale al singolare avviene proprio nel momento in cui la figura del monarca diventa sempre più personalizzata…
Tanto che siamo alla vigilia dell’età delle grandi monarchie assolute.
Galateo del tu, del lei e del voi
Ma quali sono le differenze tra l’uso del Lei e del Voi?
Per capirlo, possiamo fare riferimento a Manzoni, che usa tutte queste formule all’interno dei Promessi Sposi.
Nel suo romanzo, (che è considerato il fondamento della lingua italiana contemporanea) Mazoni usa commistione di tu, Lei e Voi.
Mentre il tu ovviamente è usato tra persone che hanno fra loro grande confidenza, per le persone estranee vediamo alternare il Lei e il Voi. Ma con quale logica?
Prendiamo il personaggio di Don Abbondio. Il curato, quando parla con la Perpetua, che è la sua domestica, le dà del Voi.
Quando invece si rivolge al Cardinal Federigo usa il Lei.
Esempi del genere si ritrovano in tutto il romanzo… E ci raccontano che il Voi viene usato per rivolgersi persone di rango inferiore, mentre il Lei è riservato a quelle di rango superiore.
Uso del Voi oggi
Durante l’epoca fascista, il regime supporta moltissimo l’uso del Voi.
Questa formula, che come abbiamo visto si era originata nell’antica Roma, era favorita proprio per le sue origini romane, al contrario del Lei di che era d’importazione spagnola.
Con la caduta del fascismo, il Voi è caduto ampiamente in disuso, proprio perché era strettamente associato al regime. Oggi sopravvive soprattutto nell’uso regionale, ( per esempio in sud Italia è ancora usato) anche se nell’italiano corrente la forma di cortesia da preferire è sicuramente il Lei.
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Questo articolo ha 29 commenti
Bello! Mi piace sempre conoscere la storia degli usi e costumi di vari popoli e diverse culture. Antropologia che passione! Ma non ho il tempo x approfondire purtroppo xxx
Grazie! <3
😉
Spiegazione e cenni storici raccontati bene ed in modo semplice tanto da non trovare difficoltà a tradurla simultaneamente in lingua inglese a mente. L’ho trovata molto interessante sia per curiosità personale che per raccontarla ai miei amici stranieri quando vengono a trovarmi.
grazie <3
Sto leggende I promessi sposi attualmente e ho notato che Lucia da del tu alla mamma, ma da del voi al fidanzato Renzo. Mi ha sorpresa questa usanza. Sono di parigrado, credo.
Eh si, ma la signora (lucia) in ambito sociale è sempre superiore al signore (Renzo).
Motivo per cui Lucia, dando del voi a Renzo, conferma la teoria che il voi si dà(va) a chi era di ranking inferiore 🙂
Grazie Rebecca dello spunto interessante!!
Buongiorno e grazie mille per l’articolo interessante!
Se io dassi a qualcuno del Voi questo significherebbe che io ritengo questa persona di un rango più basso del mio? Teoricamente.
Mi hanno detto che oggi, in sud Italia, in voi è considerato una forma di rispetto più “amichevole” del lei. Ma siccome vivo a Milano… Diciamo che relata refero.
Pingback: Dare del tu, del lei o del voi? Storia e galateo delle formule di cortesia · Elisa Motterle | La Dimora di VlaD
Bellissimo articolo e davvero molto utile! Grazie come sempre Elisa :):)
Grazie Melanie, mi fa piacere sapere che l’hai trovato interessante 🙂
Molto interessante, ma quando si parla del Lei di cortesia dovrebbe essere scritto sempre con la L maiuscola, non minuscola come nell’articolo, sennò significa lei inteso come “ella”. Occhio a cosa si scrive, altrimenti si crea confusione. Grazie
Molte grazie Marzia, provvederò a correggere secondo le Sue indicazioni.
Tuttavia, mi permetto di giustificare la mia scelta stilista il Lei maiuscolo pare anacronistico (il mondo evolve, la lingua pure) soprattutto nel medium digitale.
E, in particolare, in contesti (come questo) in cui non si sta menzionando un’ipotetica presenza femminile, per cui la confusione è piuttosto improbabile.
Funziona nello stesso modo con la parola do: non si accenta il verbo per distinguerlo dalla nota musicale perché la confusione tra le due cose non è molto plausibile (fonte: accademia della crusca).
Temo di non aver compreso
non vedo perchè sia ritenuto di origine spagnola (Usted?) – è possibile supporre un uso in italiano del
tedesco e lo dedussi quando ebbi in visione il primo vocabolario “teudsch-welsch” e “welsch-teudsch” stampato a Venezia nel 1624 o 1627. In italiano l’uso del di cortesia oggi è soprattutto nel plurale e lo si conferma con la -V- maiuscola.
vorrei degli ese
vorrei degli esempi datati sull uso del lei: è possibile?
Ciao Lelia, li puoi trovare appunto nei Promessi Sposi oppure in qualunque romanzo dell’ottocento e primi del novecento!
Non si finisce mai di imparare. Grazie
Grazie per l’interessante delucidazione in merito.
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Siamo peggiorati tanto rispetto antichi romani…
Ma no, dai: io sono ottimista!
Il Voi, nella mia esperienza è di grande rispetto. Mio papà dava del Voi a entrambi i genitori che a lui davano del Tu. La stessa cosa mia madre. Mio papà era del Sud, mia madre del Nordest. Il fascismo non aveva a che fare con questo. Lo facevano anche prima. Voi è simile a Usted spagnolo, Voce’ portoghese, Vossia siciliano, Vous francese.
Lombardia, anni ’60, signore/i di oltre 40 anni davano del “Voi” al padre e alla madre (e ai suoceri, ovviamente)
Abruzzo, anni ’80, io, lombarda, entro in un negozio e appello col “Lei” il negoziante (più anziano di me), lui mi risponde col “Voi” . . . io, d’istinto mi sono girata a vedere se era entrato qualcuno dopo di me . . . e poi ho capito!
Marche, anni ’90, una maestra (visto che in città si da disinvoltamente del tu a chiunque, con sbigottimento massimo di molti turisti e/o chi si è trasferito dalle regioni del Nord Italia per motivi vari) decise di tenere una lezione ai suoi alunni di 4° elementare “sull’uso appropriato del “TU”, del “LEI” e del “VOI”
Grazie per tante belle spiegazioni che ho trovato su questo blog . . . mi dato lo spunto per un post sul mio! 😉
Ciao, Fior
Ritengo il ” lei” un assurdità linguistica da eliminare, retaggio di classificazioni sociali superate che complicano solo la comunicazione .DA ABOLIRE
Ebbene, per consolarsi in attesa dell’abolizione può pensare che in origine, in inglese la parola per dire tu era “THOU”, e piano piano è stata dimenticata in favore del più formale YOU (=VOI). Dunque se lei pensa che l’inglese non abbia una forma di cortesia, pensi che in realtà ad essere abolita è stata la forma più confidenziale.
Ottimo e istruttivo articolo, non sono d’accordo con chi vorrebbe abolire la forma di cortesia, il “tu” che piace tanto agli anglofoni non ci renderebbe tutti uguali ma soltanto più maleducati. Non riesco a spiegarmi, però, come mai resista ancora, anche fra gli acculturati, il VOI solo in Campania.
Anche in Sicilia