“Ciao cara! Posso darti una mano?”. Quante volte entrando in un retail ci siamo sentiti appellare così? Quante volte abbiamo desiderato rispondere “Sì, grazie, sto cercando un po’ di buona educazione: ne avete?”. Io innumerevoli. Purtroppo, nel nostro mondo sempre più informale e frenetico, l’uso dei soprannomi e delle formule affettuose è diventato un aspetto rilevante delle interazioni sociali quotidiane. Tuttavia, la caduta di ogni tipo di barriera formale (in ambito business e di galateo sociale), non è necessariamente un fattore vincente per una comunicazione efficace. In questo articolo, esploreremo come e quando utilizzare i soprannomi e le formule affettuose in modo appropriato, tenendo presente le regole di bon ton e buon senso.
Formule affettuose in ambito professionale: 3 regole fondamentali di business etiquette
Abbiamo già elencato le cinque regole fondamentali del retail qui. Di seguito enumerate 4 regole di business etiquette da seguire per usare soprannomi e formule affettuose in ambito professionale.
1. Signore/Signora: si parte sempre con il Lei
In qualsiasi contesto, ma soprattutto in contesto lavorativo le persone di cui non conosciamo il nome dovrebbero essere sempre interpellate con “Signore” o “Signora”, utilizzando sempre il “lei” come forma di cortesia. Sarà poi la persona stessa, nel caso, a invitare all’utilizzo del “tu”. Nota bene che a decidere per una chiave più informale è sempre chi ha ranking più alto. Esempio in ambito professionale: la commessa dà del Lei, l’acquirente propone di passare al Tu; l’impiegato dà del Lei, il capo ufficio richiede di passare al Tu. Esempio in contesto sociale: parlo con la mia vicina di casa che ha 80 anni chiamandola Signora Bianchi, lei mi invita a chiamarla semplicemente Anna e a darle del Tu.
2. Nomi per intero: evitare le abbreviazioni non richieste
Un altro punto importante riguarda l’uso dei nomi. È buona pratica utilizzare il nome completo, a meno che non vi sia una richiesta esplicita da parte dell’interlocutore di usare un soprannome o un’abbreviazione. Questo perché, rispettare il nome completo della persona è segno di rispetto. Anche se un nostro caro amico viene a lavorare nella nostra azienda, davanti ai colleghi usiamo sempre il nome per intero evitando abbreviativi e soprannomi. Ciò significa che quando lo presenteremo in ufficio diremo “vi presento Roberto” non “Bob” o “Il Tigre”. Allo stesso modo, anche se collaboriamo da anni con qualcuno, mantenere la formalità è una dimostrazione di riguardo. A meno che, ovviamente, il diretto interessato non tenga particolarmente a essere appellato con il suo nomignolo.
3. Vezzeggiativi: mai usare “tesoro”, “cara” o “gioia”
L’uso di termini affettuosi come “cara”, “tesoro” o “gioia” dovrebbe essere riservato alle occasioni sociali e alle persone con cui abbiamo una grande confidenza. In contesti formali o professionali, è meglio evitare tali vezzeggiativi. Soprattutto se lavoriamo in ambito commerciale e dobbiamo interfacciarci con la clientela, questi appellativi andrebbero eliminati del tutto. Una maggiore deferenza darà maggiore credibilità non solo a chi vende ma serietà all’ambiente stesso.
Soprannomi e nomignoli: come usarli senza offendere amici e familiari
Quando si tratta di relazioni interpersonali, soprannomi e nomignoli affettuosi possono giocare un ruolo importante nel creare legami più forti e solidi. Tuttavia, è essenziale conoscere il giusto momento e modo per utilizzarli, evitando di offendere la sensibilità di parenti e amici stretti. Ecco tre consigli per non sbagliare:
1. Nomi affettuosi tra amici e familiari
Tra amici e con i propri cari, i nomignoli possono essere un modo affettuoso per esprimere vicinanza e affetto. Tuttavia, è fondamentale farlo solo quando si è effettivamente in confidenza con la persona. Usare nomignoli in modo inappropriato può causare imbarazzo o disagio. Inoltre sarebbe bene usare soprannomi che sottolineano aspetti positivi del carattere. Per questo è importante considerare la reazione dell’interessato ed essere pronti ad evitare di pronunciare appellativi che potrebbero risultare offensivi o umilianti.
2. Evitare soprannomi imbarazzanti in pubblico
L’uso di soprannomi che potrebbero risultare imbarazzanti dovrebbe essere limitato alle situazioni private e familiari. Chiamare qualcuno con un soprannome sgradito in pubblico può essere offensivo e poco gentile. Ad esempio, anche se nostro figlio per noi è “Ciuffetto” non dobbiamo assolutamente chiamarlo così in presenza dei suoi amici o della neo fidanzata. Inoltre, è fondamentale usare i soprannomi solo quando si è effettivamente in confidenza. Niente è più fuori luogo come qualcuno che li usa a sproposito, solo perché li ha sentiti usare da altri. Si dice che diversi anni fa, un ragazzo entrato da poco nel gruppo di amici del Principe Harry abbia osato rivolgersi a lui chiamandolo con uno dei (tanti) soprannomi usati dagli amici di lunga data, e che in seguito al silenzio siberiano creatosi nella stanza la persona in questione non sia più stata vista nei circoli royal. Solo una leggenda, ma niente di più plausibile.
3. Rispetto per le preferenze personali
Infine, è importante rispettare le preferenze personali di ciascuno. Se una persona ti ha detto di non gradire un soprannome o un vezzeggiativo particolare, evita di usarlo. Il rispetto per le scelte individuali è fondamentale in qualsiasi interazione. Sintonizzarsi sulla sensibilità altrui è fondamentale per costruire rapporti personali positivi e duraturi.
Se ti interessa il Bon Ton e vuoi elevare il tuo standing, ti aspetto al mio corso Bon Ton Lifestyle
Se ti interessa il galateo è uscito il mio libro “Bon Ton Pop”
Se ti piacciono i miei contenuti, seguimi anche su Instagram @elisa_motterle