Storia dei guanti e simbologia attraverso i secoli

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Nell’era moderna, è difficile pensare alla storia dei guanti come a qualcosa di diverso da uno strumento per proteggersi dal freddo. Forse l’avvento del Covid-19 ha reso l’uso di questo accessorio più frequente, ma solo per motivi di igiene. Tuttavia, per gran parte della storia, i guanti hanno avuto un ruolo significativo nella società.

Abbiamo già parlato del galateo dei guanti, e su Italian Etiquette Society trovate un intero corso su come abbinarli e sceglierli. Qui ci soffermiamo ad approfondire la storia e la simbologia di questo accessorio. Tanto antico quanto la civiltà umana stessa.

Origine e breve storia dei guanti

Le prime testimonianze dell’uso di guanti risalgono all’era glaciale. Infatti, alcune pitture rupestri suggeriscono che gli umani indossassero semplici coperture per le mani, forse lavorate a maglia. Tuttavia, l’esemplare più antico, arrivato fino a noi, è stato realizzato tra il 1343 e il 1323 a.C. Si tratta di un paio di guanti in lino allacciati al polso, rinvenuti nella tomba egizia del re Tutankhamon nel 1922. Gli archeologi pensano che venissero usati dal faraone per tenere le redini del suo carro, e questo è anche il primo esempio storico di come questo accessorio sia sempre stato simbolo di uno status sociale.

Questo non è un manuale di storia della moda, quindi non ripercorreremo la storia decennio per decennio. Vi basti sapere che i guanti sono sempre stati al limite tra l’uso pratico e quello simbolico. Lo spartiacque tra questi due mondi era certamente delimitato dal materiale con il quale venivano realizzati: lavorati a maglia in casa (per i poveri) o cuciti con stoffa o pelle (per i ricchi e i nobili). Un’altra categoria li vedeva classificati come complemento degli indumenti da “lavoro”, come quelli di maglia di ferro per la guerra e quelli di cuoio pesante per la forgiatura.

Il significato simbolico di questo accessorio si impone con decisione dal Medioevo in poi. I guanti avevano, infatti, una determinata importanza nelle regole sociali ed erano legati a un determinato gruppo di persone: i nobili e le fasce alte del clero. Anche i membri delle classi meno abbienti continuarono ad usare i guanti ma in tessuti grezzi e poco rifiniti. Al contrario i nobili sceglievano per sé tessuti pregiati, impreziositi da ricami e pietre preziose.

Storia e simbologia dei guanti

È anche grazie alla nobiltà che si diffusero mode e fogge diverse sia per gli uomini che per le donne. Un esempio sono i guanti alla Moschettiera (nati alla corte di Luigi XIV), che erano caratterizzati da un’ampia larghezza dell’apertura. Successivamente nell’Ottocento si diffusero per le donne guanti lunghissimi, fin sopra il gomito e coloratissimi. Tipici di quest’epoca sono anche i cosiddetti guanti “mitaines” (manicotti), ossia guanti generalmente traforati, in seta o cotone, che arrivavano anch’essi a metà braccio, ma lasciavano scoperte tutte le dita tranne il pollice.

Con l’arrivo del Novecento il guanto ha smesso di essere simbolo della classe di appartenenza, ma è rimasto un complemento del vestiario indispensabile nel guardaroba di ogni donna. Oggi i guanti sono portati soprattutto per uno scopo pratico, ma non manca chi li indossa per dare un tocco di eleganza in più al proprio outfit.

Significato simbolico dei guanti nella storia

Al di là degli esemplari prodotti con meno rifiniture, i guanti sono sempre stati uno dei capi di abbigliamento più costosi e difficili da realizzare. Anche per questo, forse, hanno avuto sempre un alto valore simbolico. I testi del Medioevo raccontano di Papi e membri del clero che indossavano guanti di seta bianca e ornati con delicate perle in segno di purezza e castità. Allo stesso modo, guanti realizzati con tessuti opulenti divennero un accessorio indossato solo dalla famiglia reale o da altri membri di alto rango della società come simbolo di potere economico e politico.

Non è un caso se, a partire dal 973 d.C. con il re Edgar il Pacifico, ogni incoronazione di un monarca inglese ha incluso un rituale in cui il guanto destro del sovrano viene rimosso da un funzionario di corte, che poi mette un anello dell’incoronazione al quarto dito del re o della regina. Ad esempio, quando la regina Elisabetta I salì al trono nel 1559, i suoi guanti erano di pelle scamosciata bianca con frange argentate. Anche nel resto dell’Europa, i guanti venivano spesso dati in dono per simboleggiare il trasferimento di terre o per conferire favoritismi. I cavalieri lanciavano letteralmente un guanto come sfida a combattere, una tradizione che continuò nello spirito nei secoli successivi quando i gentiluomini lanciavano un guanto per provocare un duello.

Storia e simbologia dei guanti

D’altro canto, poiché erano un indumento che stava a stretto contatto con la pelle (come ci insegna Via col vento, le vere signore si riconoscono dal candore e morbidezza delle proprie mani), i guanti sono diventati emblema di castità, fedeltà e lealtà. Anche per questo, fino alla metà del XIX secolo, era consuetudine dare guanti come pegno agli ospiti ai matrimoni e ai dolenti ai funerali.

Infine, l’idea dello stretto contatto con la pelle lo rendeva anche un pegno d’amore particolarmente ambito. L’idea che l’accessorio venisse presentato ancora caldo dalla mano di chi lo indossava è certamente suggestiva. Tra il XVI e il XVIII secolo era pratica comune toglierne uno e regalarlo alla persona amata come ricordo.

Ora che siete consapevoli, guarderete con occhi diversi quel paio di guanti abbandonati in fondo al cassetto. Vero?

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