L’idea di sfoggiare un look coordinato tra mamma e figlia (o mamma figlio, o papà figlio) è diventata molto popolare negli ultimi anni.
Il regno di questo trend è sicuramente Instagram, dove spopolano hashtag come #minime, #twinning e #maxiyou. E, sull’onda di questa popolarità, sono sempre più numerosi marchi lanciano collezioni adulto/bambino coordinate (come questa questa e questa).
Ma l’idea di vestire mamme e figlie con capi simili non è certo cosa nuova. A lanciarla per la prima volta è stata Jeanne Lanvin, che nel 1908ideò una linea di abbigliamento per bambine realizzata con gli stessi tessuti e in modelli simili a quelli della collezione donna.
La linea mamma&figlia di Lanvin era destinata solo a pochi, facoltosi clienti. Ma contribuì enormemente al successo della Maison: tanto che l’immagine di mamma e bambina diventò lo stemma della casa, ed è presente ancora oggi nel logo del brand.
Da allora in poi, la passione per i look en pendant è tornata periodicamente di moda. Nella Hollywood degli anni ’30, per esempio, le attrici venivano spesso “presentate” assieme alle figlie. La ragione era una banale questione di marketing: all’immagine della femme fatale tipica delle star di quegli anni, si coniugava così anche quella di “angelo del focolare”.
Un esempio perfetto è Marlene Dietrich, famosa negli anni d’oro di Hollywood per la sua allure iper seducente e un po’ equivoca. Proprio per bilanciare quest’immagine aggressiva, la Paramount, a cui l’attrice era legata in esclusiva, decise di giocare la carta della figlia. La piccola Maria venne così coinvolta in una serie di scatti promozionali che, nell’intenzione degli Studios, dovevano veicolare l’immagine di Marlene come “madonna”.
Negli anni ’50, epoca in cui il look iper-coordinato era praticamente un’ossessione, il revival del look mamma&figlia era inevitabile.
Nelle riviste femminili dell’epoca si trovano moltissime immagini che oggi potremmo definire #Minime, che ritraggono radiose mamme con uno, due ma anche tre figli tutti rigorosamente coordinati.
In questa epoca in cui l’apparenza conta moltissimo, e i vestiti vengono ancora per la maggior parte cuciti in casa o da sartine, sfoggiare un look coordinato è uno status symbol che indica che si hanno tempo (e denaro) in abbondanza da dedicare anche agli aspetti più frivoli della vita.
La tendenza sopravvive fino agli anni ’70, anche se perde progressivamente smalto, per diverse ragioni.
Innanzitutto, con l’avvento del prêt-à-porter le linee di produzione dell’abbigliamento per adulti e bambini prendono strade completamente diverse.
Nel frattempo, la moda femminile si orienta verso un ideale di donna audace e sensuale. Gli abiti tipici degli anni ’80, e cioé tailleur power-dressing e gli abiti da sera bodycon non si prestano assolutamente ad essere tradotti in scala mignon.
E così, dopo la parentesi del minimalismo anni ’90 arriviamo alle soglie dei giorni nostri, in cui il look coordinato inventano da Madame Lanvin è tornato ad essere prepotentemente à la page.
Come dire: nella moda nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si ricicla…
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